Era il 1.184 a.C. quando gli antichi greci, gli Achei, entrarono a Troia servendosi di uno stratagemma: un finto cavallo. Questo celebre cavallo fu introdotto nelle mura dell’imprendibile Ilio, che resisteva ad una guerra ed un assedio ventennale.
È anche vero che il Cavallo di Troia non era un cavallo di legno, bensì una speciale nave da guerra di tipo fenicio, con la polena a testa di cavallo (hippos).
L’equivoco, evidentemente dovuto ad un errore di traduzione, nacque intorno al VII secolo a. C. poi perpetrato successivamente anche da Virgilio che ne fu inconsapevole trasmettitore rispetto all’originale di Omero (l’Iliade).
Secondo l’archeologo Tiboni, questo equivoco millenario di una traduzione di un termine, ha impedito di conoscere in realtà il marchingegno che fu utilizzato per abbattere le mura di Troia. Pertanto, l’inganno ideato da Ulisse e allestito dagli Achei fu messo in atto per mezzo “di una nave (hippos), piuttosto che di un cavallo”.
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