“Ti amo Pripyat, perdonami!” scarabocchiato sui muri di una clinica di Pripyat durante la sua frettolosa evacuazione dopo il disastro di CHERNOBYL
Pripyat, costruita negli anni ’70 come città modello sovietica per ospitare i lavoratori e le famiglie della centrale nucleare di Chernobyl. Per molti è difficile immaginare che la città di Pripyat, in Ucraina, un tempo ospitasse 45.000 persone. Ora è una città fantasma, con i suoi grattacieli, l’ospedale, i negozi, le scuole, i ristoranti, il centro culturale e gli impianti sportivi ora fatiscenti e ricoperti di alberi. È anche una delle aree più famose della zona di esclusione di , una zona ristretta contaminata dalla fusione che provocò ricadute radioattive in tutto il mondo. In Ucraina, migliaia di persone vivono ancora in regioni che si ritiene siano state contaminate dalle radiazioni del disastro del 1986.
Chernobyl è considerato il peggior incidente nucleare civile della storia del mondo. Il 26 aprile 1986 il reattore numero 4 della centrale nucleare esplose, inviando radiazioni in tutta Europa fino alla Svezia. Sul percorso diretto della ricaduta immediata c’era appunto la città di Pripyat. Nelle ore successive al disastro, decine di persone cominciarono ad ammalarsi, ma la città non era stata immediatamente evacuata dalle autorità sovietiche. Questo successe il giorno dopo. La città di Pripyat, gli operatori dell’impianto, fu infatti evacuata il 27 aprile (45.000 residenti). Entro il 14 maggio, circa 116.000 persone che vivevano in un raggio di 30 chilometri erano state evacuate e successivamente trasferite. Ai residenti venne detto solo di portare con sé l’essenziale e che sarebbero tornati entro tre giorni. I dettagli del disastro furono approssimativi all’epoca; l’Unione Sovietica ammise l’incidente solo due giorni dopo, e anche allora l’annuncio fu minimizzato dai media statali. Dal 1986 è stata istituita una “Zona di esclusione” attorno allo stabilimento di Chernobyl. Circa 1000 dei residenti sono tornati ufficiosamente a vivere nella zona contaminata. La maggior parte di coloro che sono stati evacuati hanno ricevuto dosi di radiazioni inferiori a 50 mSv, anche se alcuni hanno ricevuto 100 mSv o più. L’area circostante non sarà sicura per almeno altri 20.000 anni.
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