Le persone non vengono in terapia per esclamare;
vengono per fare esperienza.
Frieda Fromm-Reichmann
Frieda Fromm-Reichmann (1889-1975) nasce a Karlsruhe, in Germania, come la maggiore di tre figlie del commerciante ebreo Alfred Reichmann e di sua moglie Klara. Poiché non ha un fratello, le vengono concessi privilegi educativi che a quel tempo non erano ammesse ad altre ragazze provenienti da famiglie ebree ortodosse. Nel 1908 entra alla facoltà di medicina dell’Università di Königsberg e si specializza in psicosomatica. La sua tesi di dottorato “Ueber Pupillenstörungen bei Dementia praecox” (“Sui cambiamenti pupillari negli schizofrenici”), supervisionata da Ernst Meyer, viene pubblicata nel 1913 anno in cui consegue anche la laurea in medicina.
Durante la Prima Guerra Mondiale, la Reichmann effettua esami neurologici e psichiatrici sotto la direzione del suo mentore Kurt Goldstein. Il suo interesse particolare è rivolto ai soldati che avevano subito lesioni cerebrali, cosa che le permette di approfondire le funzioni cerebrali e di sviluppare una comprensione degli stati psicotici. Tra il 1920 e il 1924 lavora come assistente medico presso il Lahmann-Sanatorium Weisser Hirsch di Dresda (cfr. Scholz 2004), e poi presso la clinica psichiatrica dell’Università di Monaco sotto Emil Kraepelin.
Dopo il matrimonio con il sociologo, nonché suo ex paziente, Erich Fromm nel 1926, Frieda Reichmann porta il cognome con trattino: Fromm-Reichmann. Nonostante il divorzio avvenuto solo cinque anni dopo, i due ex coniugi rimangono impegnati nello scambio e nella collaborazione professionale. Fondano il Südwestdeutscher Studienkreis für Psychoanalyse (Circolo di studi psicoanalitici della Germania sudoccidentale), che presto diviene un punto focale regionale per la teoria e la pratica psicoanalitica. Quando Hitler sale al potere nel 1933, Fromm-Reichmann emigra prima in Francia, poi in Palestina e, nel 1935, negli Stati Uniti. Trova lavoro come psicoterapeuta al Chestnut Lodge, un ospedale psichiatrico privato a Rockville, nel Maryland, dove il suo obiettivo principale è il trattamento psicoterapeutico della schizofrenia. In seguito, diviene la direttrice della psicoterapia dell’istituto. Lì incontra anche il suo mentore Harry Stack Sullivan, la cui teoria interpersonale della psichiatria influenzerà fortemente il suo lavoro. Nel 1943, si unisce a Stack Sullivan ed altri per fondare l’Alanson White Institute a New York City. Fromm-Reichmann muore a Chestnut Lodge, all’età di 67 anni.
Fromm-Reichmann ha dato un contributo significativo al trattamento psicoterapeutico dei disturbi schizofrenici e “maniaco-depressivi” (cfr. “Principi di psicoterapia intensiva”, 1950). Mentre inizialmente applicava i metodi psicoanalitici classici, in seguito se ne allontanò sempre più e si rivolse alla neopsicoanalisi. Ciò era dovuto principalmente al presupposto di Freud secondo cui i pazienti schizofrenici non fossero in grado di costruire una relazione di transfert e quindi non potessero essere trattati con la psicoanalisi. Fromm-Reichmann modificò anche altre caratteristiche classiche della psicoanalisi: non usò il lettino e la sua “psicoterapia orientata all’analisi” richiedeva che il terapeuta fosse il più attento, genuino, paziente, rispettoso ed empatico possibile. Questo stile terapeutico è documentato nel romanzo fortemente autobiografico di Joanne Greenberg “Non ti ho mai promesso un roseto” (1964). Usando lo pseudonimo di Hannah Green, l’autrice – che era stata ricoverata al Chestnut Lodge nel 1948 all’età di sedici anni – descrive le sue positive esperienze terapeutiche con “Dr. Fried” creando un imponente monumento letterario di Frieda Fromm-Reichmann e della sua opera.
In cover: Frieda Fromm-Reichmann.
L’immagine è stata adattata, l’originale si trova qui
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