Il 28 agosto 1833 lo “Slavery Abolition Act” in Gran Bretagna ottiene il consenso reale e così viene abolita la tratta degli schiavi
Uno dei primi gruppi in Gran Bretagna ad organizzare un’opposizione alla schiavitù nell’Impero fu il “Comitato per l’abolizione della tratta degli schiavi”, formatosi nel 1787. Mentre una delle voci più importanti per l’abolizionismo nel governo britannico fu William Wilberforce, che fu un politico dal 1780 al 1825. Il 12 maggio 1789 Wilberforce tenne il suo primo importante discorso sull’abolizione presso la Camera dei Comuni del Regno Unito, ragionando sulla tratta degli schiavi moralmente riprovevole ed una questione di giustizia naturale. La loro maggioranza parlamentare aumentò, anche con l’introduzione di 100 parlamentari irlandesi nella Camera dei Comuni nel 1800, la maggior parte dei quali era favorevole all’eliminazione del commercio. Presentò alla Camera molti progetti di legge abolizionisti, ma fu solo vent’anni dopo il “Comitato per l’abolizione della tratta degli schiavi”, che si ritrovò con un folto gruppo nel parlamento britannico a sostegno degli stessi ideali, trovando la schiavitù un’orrenda piaga per l’umanità. Il 23 febbraio 1807 la Camera approvò il disegno di legge con un voto schiacciante di 283 voti contro 16. Quindi, il 25 marzo 1807, il disegno di legge divenne legge quando il re Giorgio III lo firmò. Il 25 marzo 1807 il Parlamento Britannico abolì la tratta degli schiavi in tutto l’Impero Britannico attraverso una legge sulla tratta degli schiavi che prevedeva una penale di £ 120 per schiavo introdotta per i capitani delle navi nel 1807. Tuttavia, la legge non aveva liberato le persone in quel momento schiavizzate, ma era stata progettata per porre fine alla tratta degli schiavi nell’impero britannico. Il disegno di legge aveva così spianato la strada all’Atto del 1833.
Sebbene la tratta degli schiavi fosse fuorilegge, continuò in alcuni paesi caraibici per un certo periodo, e non sarebbe passato un altro quarto di secolo prima che la Gran Bretagna bandisse completamente la pratica della schiavitù nel 1833. Proprio il 28 agosto 1833 lo “Slavery Abolition Act” in Gran Bretagna ottenne il consenso reale. La legge fu approvata il 28 agosto 1833, il che significava che entro il 1° agosto 1834 la schiavitù sarebbe stata abolita in tutto l’Impero britannico. Difatti, il 1° agosto 1834 entrò in vigore lo “Slavery Abolition Act” 1833, che aboliva di fatto la schiavitù in tutto l’impero britannico.
Le disposizioni chiave dello “Slavery Abolition Act” del 1833 prevedevano una graduale emancipazione degli individui ridotti in schiavitù. Nella maggior parte delle colonie britanniche, imponeva che tutte le persone schiavizzate fossero considerate “apprendisti” dei loro ex padroni per un periodo di tempo. Questo apprendistato doveva durare sei anni per gli schiavi che lavoravano nelle piantagioni e quattro anni per quelli nelle industrie non agricole. Era previsto anche un risarcimento ai proprietari di schiavi: per compensare i proprietari di schiavi per la perdita della loro “proprietà” (individui ridotti in schiavitù), il governo britannico aveva stanziato una notevole somma di denaro, pari a circa 20 milioni di sterline in quel momento. Si trattava di una notevole somma di denaro, finanziata dai contribuenti britannici. Ogni proprietario di schiavi veniva risarcito in base al numero di individui ridotti in schiavitù che possedeva. Ne conseguì anche la completa abolizione dell’apprendistato: il sistema dell’apprendistato, che doveva fungere da periodo di transizione, fu accolto con numerose critiche per la sua continuazione del lavoro forzato e del duro trattamento. Di conseguenza, alla fine venne abolito due anni prima del previsto. Gli individui ridotti in schiavitù nelle colonie britanniche ottennero la piena emancipazione il 1° agosto 1838. Mentre il 1° agosto 1840 gli schiavi lavoratori nella maggior parte dell’impero britannico vennero emancipati.
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