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La creazione del MONDO QUOTIDIANO. Un approccio di dialogo fra PSICOLOGIA e FILOSOFIA. Il ruolo degli schemi nella percezione e nel giudizio del mondo sociale

Il nostro essere-nel-mondo si configura con un essere nel mondo con altri. L’essere con l’altro diventa immediatamente la cifra ermeneutica della condizione umana nella quale il mondo del quotidiano si apre al mondo condiviso…
 

Il ruolo degli schemi nella percezione e nel giudizio del mondo sociale

Il nostro essere-nel-mondo [In-der-Welt-Sein] si configura con un essere nel mondo con altri [Mit-Da-Sein]. L’essere con l’altro diventa immediatamente la cifra ermeneutica della condizione umana nella quale il mondo del quotidiano si apre al mondo condiviso.

Abbiamo cominciato a intravvedere, attraverso gli strumenti offerti dalla psicologia sociale, come alcuni meccanismi di pensiero siano alla base di questa unione fra mondo individuale e mondo sociale.

La vita quotidiana è basata sull’interazione con e tra le persone. L’insieme dei processi che vengono usati per formarsi una rappresentazione cognitiva viene denominata percezione sociale.

Il principio di fondo è che si risponde alla realtà non per come essa è ma per come la si interpreta e la formazioni delle impressioni è il processo che si attua quando si integrano varie fonti informative per formare un giudizio sociale complessivo. Citando un passo assai famoso del Talmud, non vediamo il mondo per come è, ma per come siamo.

Nella formazione della percezione e del giudizio del mondo sociale possiamo osservare in atto come agiscono gli schemi cognitivi.

Come abbiamo già visto, i nostri meccanismi cognitivi provengono da una storia evolutiva che ne ha decretato che ne ha decretato la loro efficienza e economicità da un punto di vista omeostatico e “energetico”.

Nell’interazione sociale, gli schemi hanno il compito di raccogliere e organizzare il flusso interrotto di informazioni che ci arrivano dall’ambiente esterno per dare a esso una certa stabilità e prevedibilità. La mente umana, in questo ambito, funziona come un sistema di elaborazione delle informazioni parzialmente inconsapevoli (non deve costringerci a pensare attivamente alle operazioni coinvolte) e ampiamente automatizzato (non deve sovraccaricare il sistema di elaborazione per cui si avvale di routine di elaborazione iper-apprese), ovvero attraverso quei meccanismi che contribuiscono a costruire il mondo come Τοποί.

La percezione sociale può essere descritta come un processo strutturato in tre fasi distinte ma complementari: la categorizzazione che consiste in una prima interpretazione dei dati sensoriali; la caratterizzazione dello stimolo, processo durante il quale vengono inferite la caratteristiche disposizionali capaci di elicitare il comportamento osservato; la correzione della prima impressione che modifica le conclusioni raggiunte dalle operazioni condotte analizzando le caratteristiche della situazione.

In merito alla formazione delle prime impressioni (soprattutto per quanto riguarda le persone) esistono in letteratura due filoni di ricerca: il modello configurazionale di S. Asch e il modello algebrico di Anderson.

Secondo il modello configurazionale, le persone vengono percepite come unità psicologiche e le diverse informazioni che si possiedono vengono rapportate a un unico nucleo unificante, ovvero si costruisce un’impressione sulla base dei tratti centrali intorno ai quali si organizzano tutte le altre informazioni che si raccolgono. Interessante è la presenza di un effetto d’ordine: i tratti che vengono forniti per primi sono quelli che influenzano maggiormente le impressioni, ovvero un effetto priming.

Secondo il modello algebrico invece le impressioni si formano sulla base di un’integrazione algebrica di singoli elementi elementari positivi o negativi. Ad esempio se si considera una persona intelligente (+3) [valore algebrico assegnato soggettivamente], ma fredda (-4), l’impressione sarà negativa.

Tuttavia oltre ai dati sensoriali usiamo le nostre esperienze passate come fonte di informazioni. Ciò che sappiamo costituisce, al pari del pensiero attraverso analogia che abbiamo trattato nelle parti precedenti, un quadro di riferimento piuttosto ricco in cui collocare ciò che stiamo scoprendo. Il nostro sistema cognitivo, in misura maggiore o minore, cerca di riportare il nuovo, lo sconosciuto, a una forma del già-conosciuto.

In questo contesto diventa fondamentale il ruolo delle aspettative, ciò che diamo per scontato e che ci aspettiamo di ritrovare nelle varie situazioni. Se devo entrare in un’aula scolastica mi aspetto di trovare una cattedra, una lavagna, dei banchi etc. Se ho avuto contatti con una persona, mi aspetto che abbia una coerenza di comportamento. Tutto ciò che vìola il principio di aspettativa, genera  sorpresa che ha un grandissimo da un punto di vista emotivo-psicologico ma anche filosofico-epistemologico in quanto contribuisce a creare delle crepe nelle strutture sedimentate e non indagate del “così è perché sempre stato” e genera la meraviglia dalla quale, come espresso da Platone nel Teeteto e da Aristotele nel primo libro della Metafisica, nasce la filosofia, del pensiero nella sua parte eversiva.

Da un punto di vista psicologico i vantaggi delle aspettative sono notevoli, ovvero attraverso poche informazioni [che rivestono una cue validity molto alta], possiamo avere una visione articolata della persona o della situazione.

Come Bargh e Chartrand (1999) spiegano “La maggior parte della vita quotidiana di una persona è determinata non dalle sue intenzioni consce e dalle scelte deliberate ma da processi mentali che sono stati messi in moto da caratteristiche dell’ambiente e che operano al di fuori di una consapevolezza e di una direzione coscienti”

Nicola Carboni

Immagine di copertina: Modello base di Midjourney 6

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