Il sistema concettuale – introduzione – parte 2
Le inferenze sono il mezzo a cui facciamo ricorso per utilizzare il vasto bagaglio di conoscenze che abbiamo sviluppato nel corso della nostra esistenza per poterlo applicare a situazioni particolari; attraverso le inferenze si costituiscono nuove conclusioni che hanno origine dalle informazioni a nostra disposizione. Nella parte precedente abbiamo ragionato intorno alle inferenze valide del modus ponens (MP) e del modus tollens (MT).
Ma come avviene il ragionamento? In questa parte verranno esposte le due teorie più accreditate: l’approccio sintattico o teoria della logica mentale e l’approccio semantico o teoria dei modelli mentali.
Per prima cosa, però, bisogna trattare dei tre tipi di ragionamento mentale: deduttivo, induttivo e abduttivo.
La deduzione è quel processo di ragionamento che trae conclusioni necessarie qualora le premesse siano vere. Esempio più famoso è il sillogismo aristotelico composto da una premessa maggiore , una premessa minore e una conclusione necessaria “Tutti gli uomini sono mortali/ Socrate è un uomo/ Socrate è mortale.
L’induzione detta anche generalizzazione, è quel ragionamento la cui conclusione è una relazione (regola) basata su concomitanze di osservazioni empiriche. Si tratta di una conclusione possibile ma non necessaria. L’abduzione è un ragionamento probabilistico che generalizza una ipotesi. Diversamente dall’induzione generalizzata, l’ipotesi riguarda un caso specifico e non una regola generale.
Il filosofo Charles Sanders Pierce (1878) esemplificò efficacemente i tre stili di ragionamento attraverso tale schema:
Deduzione | Induzione | Abduzione | |
Premessa 1 | Tutti i fagioli in quel sacco sono bianchi | Quei fagioli sono bianchi | Tutti i fagioli in quel sacco sono bianchi |
Premessa 2 | Quei fagioli provengono da quel sacco | Quei fagioli provengono da quel sacco | Quei fagioli sono bianchi |
Conclusione | (È necessario che) Quei fagioli sono bianchi | (È possibile che) Tutti i fagioli in quel sacco sono bianchi | (È possibile che) Quei fagioli provengono da quel sacco |
La teoria della logica mentale.
Tale teoria sostiene che esista una logica nella menta umana basata su un sistema interno di regole formali ovvero che il ragionamento umano è dotato di schemi inferenziali naturali che permettono, anche alle persone non esperte in logica, di risolvere problemi deduttivi relativamente semplici come ad esempi il modus ponens. Pertanto, gli errori sono attribuibili a fattori extra-logici (es. mancata comprensione delle premesse).
La versione di Braine e O’ Brien risulta un po’ più elastica in quanto prevede che si possa ragionare deduttivamente anche in altri modi oltre che tramite regole, ed è più aperta a una valutazione di tipo pragmatico.
Il ragionamento viene scomposto in due tipi: routine di ragionamento diretto e routine di ragionamento indiretto. La routine diretta si basa su alcuni “circuiti” logici (che alcuni autori ritengono innati) in grado di implementare senza alcuno sforzo alcune regole inferenziali.
Come funziona concretamente, secondo tale teoria, il processo di ragionamento?
Prendiamo una frase: Se in una mano di carte c’è un asso, allora c’è un Re; ma c’è un asso; allora c’è un Re.
Per prima cosa si estrae la struttura logica dai contenuti linguistici; in questo caso la struttura logica del modus ponens: p → q; ma p; allora q.
Dopodiché la routine diretta esplora le premesse e, se uno schema vede soddisfatta la sua condizione di applicazione, genera automaticamente la conclusione perché la nostra mente ha in maniera naturale “sedimentata” la regola del modus ponens (MP)
Discorso diverso per quanto riguarda il Modus tollens (MT) Ad esempio la frase: Se nella mano c’è un Asso, allora c’è un Re; ma nella man non c’è un Re; la conclusione: non c’è un asso appare meno naturale rispetto al MP poiché la nostra mente non sarebbe dotata dello schema inferenziale del MT.
Contrariamente alla routine diretta, quella indiretta non è automatica e la sua applicazione richiede una decisione consapevole dell’individuo. Inoltre, gli schemi indiretti vengono appresi.
La teoria dei modelli mentali
L’assunto fondamentale di tale teoria, sviluppata nella sua versione attuale da P. Johnson-Laird, è che gli esseri umani non hanno una mente equipaggiata, in maniera innata, con regole formali di inferenza e si affidano alla loro capacità di comprendere linguisticamente le premesse di un ragionamento e, sulla base di tale comprensione, costruiscono modelli mentali (impliciti o espliciti).
Ogni modello mentale, per essere tale, deve sottostare a due principi: il principio di iconicità e il principio di possibilità. É iconico in quanto presenta un isomorfismo alla struttura del corrispondente significato; tuttavia, non è da intendere come semplice “immagine mentale” ma in senso simbolico. L’icona, infatti, è un simbolo che veicola un significato rappresentando alcuni elementi chiave della sua struttura.
In secondo luogo, ogni modello rappresenta una possibilità in cui la premessa è vera.
Nella rappresentazione iniziale si rappresentano esplicitamente solo gli asserti dichiarativi veri nella premessa (principio di verità) e nel numero minore possibile (principio di economicità). In questo modo la premessa “p o q” verrebbe essere rappresentata dai modelli mentali {p,q,…} dove l’ellissi […] indica la presenza di modelli impliciti. La rappresentazione iniziale è il vero e proprio modello mentale della premessa. Una volta costruiti i modelli mentali del significato delle premesse (fase di comprensione), il ragionamento consiste nell’integrarli (fase di integrazione) e la conclusione risulta una descrizione del modello o dei modelli che derivano dalla fase di integrazione, con il requisito di essere parsimoniosa e nuova.
Ad esempio, per il MP (modus ponens)
Premessa 1: p → q
Premessa 2: p
p q p → q
V V V
V F F
F V V
F F V
- Il modello iniziale della premessa 1 risulta essere: {p q, …} che corrisponde alla prima riga della tavola di verità per il connettivo “se….allora”. La riga in cui il condizionale è falsa (la seconda) non si rappresenta per il principio di possibilità; le altre due righe nel quale il condizionale è vero (la terza e la quarta) non si rappresentano per il principio di verità e di economicità
- Integrazione additiva della seconda premessa {p q}
- Estrazione della conclusione. Alla fase di produzione della conclusione segue, potenzialmente, una fase iterativa di ricerca di controesempi o elaborazione di modelli impliciti.
Nella ricerca di controesempi sta il nocciolo della differenza fra algoritmi e euristiche: se tutti i modelli impliciti fossero rappresentati (algoritmi) il ragionamento sarebbe corretto in quanto terrebbe conto di tutte le possibilità come rappresentato dalla tavola di contingenza:
Conseguenza presente | Conseguenza assente | |
Segnale presente (+) | a | b |
Segnale assente (-) | c | d |
Lo scarto fra il logico e lo psicologico, ovvero fra una logica di tipo formale e una logica di tipo “empirico” sta nel diverso “peso” attribuito ω(a) > ω(b) > ω(c) > ω(d) [Kao, Wasserman] alle varie contingenze che rappresenta la base cognitiva dell’adozione delle euristiche, il tratto caratteristico di un essere, l’uomo, dotato di razionalità limitata. Dei limiti che non solo si esprimono nel funzionamento delle principali funzioni mentali (attenzione, memoria, apprendimento) ma anche funzionamento dell’aspetto cognitivo.
É interessante notare come il principio di economicità sia presente in tutti gli aspetti fin qui trattati, come se, nella costruzione del mondo quotidiano, nel quale l’essere umano è, esistenzialisticamente gettato [In-der-Welt-sein], il risparmio dell’energia per mantenere un equilibrio omeostatico abbia ripercussioni, al fine dell’adattamento, sia a livello biologico che psicologico.
Dopo aver introdotto alcuni elementi di logica formale, nei prossimi interventi dovremo indagare più in profondità il nostro sistema cognitivo e il suo funzionamento.
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