Comunicazione e linguaggio
Negli anni sessanta il gruppo di ricerca di Palo Alto studiò e definì la funzione pragmatica della comunicazione, cioè la capacità di provocare degli eventi nei contesti di vita attraverso l’esperienza linguistica (intesa sia nella sua forma verbale, sia nella sua forma non verbale). Gli autori definirono gli assiomi della comunicazione (l’impossibilità di non comunicare, livelli comunicativi di contenuto e di relazione, la punteggiatura della sequenza di eventi, comunicazione numerica e analogica, interazione complementare e simmetrica), producendo una griglia di lettura capace di spiegare una serie di effetti emergenti dall’interazione relazionale, all’interno dei vari contesti di vita.
Negli anni novanta la ricerca ha dato sempre più importanza alla funzione linguistica umana, oggi è largamente accettata l’idea che il bambino già al momento della nascita è immerso attivamente in un universo di relazioni comunicative con le figure di riferimento. Molti studi convalidano l’idea che la nostra coscienza, o meglio la nostra autocoscienza, nasce dalla funzione linguistica all’interno delle relazioni strutturate in cui siamo immersi nel nostro quotidiano. H. Maturana nel suo libro “Autocoscienza e realtà” scrive: Noi esseri umani siamo sistemi viventi che esistono nel linguaggio. Questo significa che benché esistiamo come esseri umani nel linguaggio e dunque i nostri domini cognitivi (domini di azioni adeguate) hanno luogo nell’agire linguistico, questo agire linguistico si attua attraverso il funzionamento come sistemi viventi.
Il linguaggio è dunque una funzione che si evolve all’interno del nostro accoppiamento strutturale con i nostri simili, in altre parole i partecipanti ad una conversazione nel loro agire linguistico producono delle distinzioni sulla realtà che vengono accettate e mantenute stabili finendo per essere trasformate in simboli consensuali che stanno al posto delle distinzioni consensuali operate dai comunicanti. Il fenomeno del linguaggio nasce dunque dalla coordinazione consensuale di azioni o distinzioni in un qualsiasi dominio contestuale. All’interno dell’agire linguistico gli oggetti sono coordinazioni consensuali di azioni che funzionano come simboli al posto delle coordinazioni consensuali di azioni che essi coordinano.
Se usiamo la spiegazione biologica del linguaggio diventa evidente che l’agire linguistico, quando nasce, nasce come forma di coesistenza tra sistemi viventi. A questo proposito, Maturana ha coniato il neologismo lingueggiare, cioè l’atto biologico della definizione intersoggettiva comunicazionale.
Quanto detto sopra, porta allo sviluppo di alcune considerazioni: l’agire linguistico è un fenomeno sociale, gli esseri umani si realizzano all’interno di un mutuo accoppiamento linguistico in quanto, i fenomeni come la coscienza e in senso più ampio la mente, si generano all’interno delle dinamiche interattive delle nostre coordinazioni consensuali che si esprimono all’interno del nostro lingueggiare.
Le emozioni
Oltre ad analizzare la funzione linguistica, che come abbiamo visto ha rappresentato nella specie umana, a seguito delle sue caratteristiche, un salto evolutivo esponenziale, è interessante per la complessità esplicativa richiesta per una appropriata spiegazione del fenomeno “conoscenza”, spiegare brevemente l’esperienza emozionale.
L’emozione è un pattern complesso di modificazioni che includono un’eccitazione fisiologica, dei sentimenti, dei processi cognitivi e delle reazioni comportamentali in risposta ad una situazione che è percepita dal soggetto come importante per il mantenimento del proprio equilibrio e del proprio benessere. L’eccitazione fisiologica include: alterazioni neurali, ormonali, viscerali e muscolari. I sentimenti includono stati e tonalità affettive lungo l’asse buono-cattivo o l’asse positivo-negativo. I processi cognitivi includono interpretazioni, ricordi e aspettative dell’individuo, sia come contenuti, sia come modalità di “processare” cognitivamente il proprio rapporto con la realtà. Le reazioni comportamentali includono sia quelle espressive ( piangere, ridere), sia quelle strumentali (chiedere aiuto, fuggire, ecc.).
Da quanto detto sopra, consegue che l’agire linguistico è connotato emotivamente in quanto presenta una valenza emotiva per il soggetto che la esprime ed è, di per se, orientante all’azione.
La parola presenta dunque, nel suo dominio di esistenza, un significato denotativo e uno connotativo.
Il significato denotativo della parola è il concetto cui la parola si riferisce, ovvero la categoria di cose che la parola può indicare. Il significato denotativo, equivale alla somma totale delle idee condivise nella nostra cultura su quel che la parola rappresenta.
Il significato connotativo, o emotivo (talvolta detto significato affettivo) di una parola riflette quel che sentiamo del concetto simbolizzato dalla parola.
Le parole hanno significati differenti in contesti differenti. Quando le parole ambigue vengono usate nel contesto di una conversazione, viene in mente solo il significato appropriato. In generale, il fatto che la gran parte delle parole sono ambigue non causa alcun problema, dal momento che siamo in grado di usare il contesto per individuare il significato appropriato.
Le conclusioni
Azione ed emozione sono dunque elementi fondamentali per una corretta comprensione della funzione linguistica, la coscienza nasce nel linguaggio che è un’azione connotata emotivamente in quanto atto biologico. Ne consegue che l’apprendimento di una data lingua è legato all’esperienza che l’organismo ha nel suo “essere nel mondo” e quindi, nel poter interagire con esso attraverso la coordinazione di azioni consensuali connotate emozionalmente e orientate all’azione; in una ricerca continua dell’adattamento contestuale in funzione della conservazione della propria coerenza strutturale. In altre parole, noi esprimiamo noi stessi all’interno di una serie di ricorsività che emergono dal nostro agire linguistico.
Il nostro senso autoriflessivo derivante dalle capacità funzionali del nostro sistema nervoso ci dota di quella possibilità che risulta capace di esprimere delle azioni attraverso dei simboli linguistici che una volta concatenati, noi riconosciamo come storie; storie che ci permettono di prevedere il flusso continuo della realtà in cui siamo immersi, in quello che è possibile dire essere solo… la nostra storia.
BIBLIOGRAFIA
- Bateson G., Verso un’ecologia della mente, Ed. Adelphi, 2000
- Maturana H., Autocoscienza e realtà, Ed. Raffaello Cortina, 1993
- Maturana H.; Varela Francisco J. L’ albero della conoscenza, Ed. Libri Garzanti, 1999
- Sirigatti S., Manuale di psicologia generale, Ed. UTET Libreria, 1995
- Viggiano M. Pia, Introduzione alla psicologia cognitiva. Modelli e metodi, Ed. Laterza, 1997
- Watzlawick P.; Beavin J. H.; Jackson D. D, Pragmatica della comunicazione umana. Studio dei modelli interattivi, delle patologie e dei paradossi, Ed. Astrolabio, 1971
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