La Persuasione
Nell’articolo precedente sono stati introdotti i modelli della persuasione teorizzati dai ricercatori della State University dell’Ohio, l’Elaboration Likelihood Model (ELM) di Richard Petty e John Cacioppo e l’Heuristic-Systemic Model (HSM) di Alice Eagly e Shelly Chaiken.
I due modelli sono molto simili e prevedono due vie, una via centrale e una via periferica, considerano l’essere umano un economizzatore di risorse cognitive; quindi, portato ad adottare strategie che consentono un maggiore risparmio di energie cognitive ed entrambi considerano la motivazione e l’abilità del soggetto fattori fondamentali.
La principale differenza tra i due modelli è rappresentata dal rapporto tra le due vie; infatti mentre nell’ELM sono alternative, nel HSM le due modalità di elaborazione non si escludono a vicenda.
La via centrale nell’ELM è un processo di elaborazione sistemica e attenta alle informazioni contenute nel messaggio persuasivo. Questo processo implica la valutazione della qualità delle informazioni fornite dal messaggio, mette in relazione il contenuto con le informazioni che già si possiedono rispetto a quell’argomento in modo da elaborare una nuova valutazione. Si configura come una elaborazione accurata e intenzionale del messaggio informativo. Possiamo equipararlo ad una strategia algoritmica.
La via periferica è un processo in cui le persone si focalizzano sugli aspetti superficiali del messaggio e impiegano regole di presa di decisione che portano a stimare in maniera automatica e immediata la validità del messaggio persuasivo e si avvale, pertanto, di euristiche.
In altre parole, nella via periferica troviamo tutte le caratteristiche che abbiamo descritto nel Sistema 1 di Kahnemann: velocità, energeticamente economico, automatismo. In altre parole ancora, nel sistema periferico ritroviamo tutte le dinamiche, le caratteristiche e le peculiarità che sottostanno alla creazione del mondo del quotidiano, il mio mondo del già-dato, di ciò che ci aspettiamo di trovare in maniera pre e a-riflessiva.
CONSIDERAZIONI FINALI.
Quali sono le conclusioni che possiamo trarre e quali sono i pericoli insiti in questi processi che abbiamo provato a descrivere?
Il mito della caverna di Platone va oltre i secoli, oltre le determinazioni contingenti, per assurgere a un insegnamento che va oltre il tempo, che parla ad ogni essere umano (che essere umano vuole essere) mostrando quale sia la destinazione dell’uomo che alla ricerca dedica la sua vita. La filosofia diventa una pratica di liberazione dall’ovvietà in cui è heigedderianamente gettato e diventa una pratica di libertà laddove e allorquando si pone nella sua eversione eversiva del così è perché così nel quale il pensiero si trasforma in meccanica tautologia. Dietro ogni “così è” esistono delle dinamiche storiche e sociali che ne hanno determinato l’insorgere; ogni organizzazione umana non è infatti frutto di destino, ma di Storia. Guardare alla realtà costituita come Storia, significa approcciarsi al reale divenuto Τοπος con sospetto, osservare le strutture sedimentate e trasformate in ovvietà per mostrare quanto poco di ovvio vi sia nell’ovvio.
Abbiamo visto che la costruzione di un mondo del quotidiano nella modalità dell’In-der-Welt-Sein, la seconda natura che trasforma il Mondo, nel mondo dell’uomo, risponde a delle funzioni, a dei funzionamenti psicologici, cognitivi e biologici di adattamento. Adattarsi, per l’essere umano, significa economizzare le risorse interne per mantenere una omeostasi con l’ambiente circostante. La filosofia, con la sua parte critica, strappa via dalla comodità che diventa corollario dell’adattamento. La filosofia come attività di pensiero presuppone uno Streben, uno sforzo, che porta fuori colui che pensa dalla “confort zone“. Il pensare filosofico, nel momento stesso in cui pone l’Urfrage, la domanda primigenia, il “perché”, diventa un pensare altrimenti un assumere su di sé la complessità del reale, aprirsi all’essere come essere possibile.
Approcciarsi al reale come protensione all’essere possibile significa scardinare dall’interno il processo di naturalizzazione. Secondo Focault le relazioni di potere (che sono iscritte nelle dinamiche del reale e del farsi della storia) hanno come obiettivo ultimo trasformarsi in stati di dominio. Uno stato di dominio è una solidificazione, una cristallizzazione del possibile in eterno presente, in ovvietà, in “così è perché così”. La naturalizzazione è il processo attraverso cui il dominio si autoconserva e si autolegittima e, attraverso l’ideologia, crea legittimità. Attraverso l’ideologia gli stati di dominio crea l’illusione di essere un rapporto di potere. L’ asserzione di Marx presente ne L’ideologia tedesca “Le idee dominanti sono le idee della classe dominante”, per la sua potenza demistificatrice e l’universalità di applicazione, diventa una meta-asserzione.
Le ideologie nell’epoca dell’industria culturale di massa che diventa propaganda universale, ha una struttura molto più capillare rispetto a quelle di altri periodi storici. Già la Scuola di Francoforte, aveva ben chiaro quanto l’introduzione nel contesto sociale di Media di comunicazione (radio, cinema e televisione) avesse modificato completamente il concetto stesso di diffusione delle ideologie in masse sempre più numerose in maniera continuativa nel tempo. La rivoluzione digitale, attraverso internet e lo smartphone, amplifica notevolmente queste problematiche.
Nemico del pensiero critico è il Pensiero Unico che tende a creare un unico mondo globalizzato che continuamente offre illusioni di libertà, proprio come i prigionieri della caverna di Platone che scambiano le ombre per oggetti reali. Il monito di Platone dovrebbe riecheggiare ora più che mai: siamo noi i prigionieri quando rinunciamo a porci criticamente verso il reale, ad accettare supinamente il mondo che ci viene offerto come il mondo vero, il mondo giusto.
I mezzi di persuasione sono tanto più subdoli perché sfruttano tutti quei meccanismi cognitivi e biologici che abbiamo analizzato. Ed è per questo motivo che vedere quanto Α-Τοπος nel Τοπος è tanto più difficile quanto cogente. Nella caverna del Pensiero Unico bisogna trovare la forza per quello Streben, che faccia ricollegare l’essere umano alla sua essenza, di un essere che ha la capacità di poter guardare l’Über, l’Oltre, rispetto alla realtà che viene imposta e, in uno sforzo esistenziale e conoscitivo.
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