La relazione io (me) – tu (l’Altro da me)
in Carl Gustav Jung – Parte terza
L’individuazione
Quando Jung parla di individuazione, si riferisce alla realizzazione del Sé. Un’esperienza esistenziale, altamente creativa con la quale l’individuo integra il conscio con l’inconscio, ovvero tutti gli aspetti della personalità, anche quelli incompatibili fra loro. Il percorso individuativo può dar vita a forme di disperazione e paura nell’incapacità di captare la vocazione del proprio daimon. Ma cosa aspettarsi dal ritrovamento del Sé? Cos’è il Sé? Jung lo definisce una grandezza sovrastante l’Io cosciente che abbraccia non solo la psiche cosciente ma anche quelle inconscia, ed è quindi, per così dire, una delle personalità che anche noi siamo (1928, p.177).
La cooperazione tra conscio e inconscio forgiata faticosamente dall’individuazione non mira a fare dell’uomo un essere particolare e caratteristico, bensì un essere completo, compiutamente umano. Se per Freud la psicologia individuale è sempre psicologia sociale, Jung trova nella psiche collettiva gli elementi universali, attivi in ogni essere umano. L’universalità che emana dalla psiche collettiva si dà come rete di simboli sulla base della quale si strutturano le costanti universali (miti e tradizioni) che accomunano tutti gli uomini: gli archetipi collettivi. Secondo Jung lo studio della psiche collettiva non può essere scisso dagli archetipi collettivi, coordinate a-temporali presenti in ogni tempo e a-spaziali, rintracciabili in ogni luogo (la psicologia analitica di Jung, ma di questo egli ne era ben consapevole, scivola e sconfina nell’antropologia, mitologia, alchimia, nell’esoterismo e nel misticismo religioso, tutte discipline rivisitate alla luce delle tante letture di teosofia orientale).
L’essere umano giunge alla propria completezza o interezza quando riconosce e sviluppa il Sé, e nel far questo, non esclude gli opposti ma li accoglie e li accetta. Dissidi e dilemmi interiori fanno parte dell’essere umano. È il daimon che porta ad agire in maniera contraria all’orientamento della coscienza. D’altra parte, l’armonia e l’equilibrio interiori nascono dal mysterium coniunctionis, dalla tensione tra gli opposti che si incontrano, si scontrano, si integrano fondendosi l’uno nell’altro. L’intero, la totalità dell’uomo, lungi dall’essere ricostruito scandagliando e squarciando l’inconscio come pensava Freud, non è un’unica, indivisibile realtà, ma un caotico assemblamento di pezzi in contrasto tra loro: bene e male, luci ed ombre, buoni e cattivi, eroi e vigliacchi. Il percorso individuativo è un viaggio iniziatico che val la pena percorrere e vivere ma nella consapevolezza che il prezzo da pagare sarà alto. Coloro che decidono di intraprenderlo sono intrinsecamente spinti da una vocazione o pulsione di senso, connaturata all’essere umano e non solo. von Bertalanffy riconobbe che anche nelle microstrutture biologiche i sistemi organici sono orientati a uno scopo (zielgerichtet) la cui significatività si acquisisce strada facendo. Nel percorso individuativo, Stein (2006, Il principio di individuazione. Bergamo 2010) distingue due momenti. Il primo è quello che chiama della ‘separazione’ dove emerge la ricerca dell’unicità dell’essere umano. Questo aspetto separativo viene preso in considerazione da Nietzsche, Maslow e Rogers quando sottolineano che, essere quel che si è, lo si consegue solamente tramite un’acquisizione progressiva.
Durante le fasi di auto-analisi l’individuo sembra distaccarsi, talvolta annullare la relazione Io-Tu, sembra privilegiare la specificità dell’ego che si manifesterebbe in forma di individualismo e egoismo. A tal proposito, Jung (1928) è molto chiaro. Per lui individualismo è un mettere intenzionalmente in rilievo le proprie presunte caratteristiche in contrasto coi riguardi e gli obblighi collettivi […] L’individuazione, invece, implica un migliore e più completo adempimento alle destinazioni collettive dell’uomo (p.173). È in ragione di ciò che Stein mette il secondo momento del percorso individuativo sotto il segno della ‘integrazione’, una sorta di ricomposizione della totalità o interezza individuale. Importante è rilevare come questa completezza cui aspira l’individuo contempla e comprende sia gli aspetti egosintonici sia quelli egodistonici. Il principio di individuazione, accompagnato lungo il percorso analitico dagli archetipi, le destinazioni collettive da adempiere, è un insieme di tratti affettivi e intellettivi, di realizzazioni riuscite o mancate, di possibilità e impossibilità. L’individuazione è soprattutto, sull’insegnamento di Goethe, una rinuncia, e ogni rinuncia sottende una perdita (Goethe, Wilhelm Meisters Wanderjahre oder die Entsagenden. 1821-1829. In Poetische Werke. Band 7, Essen,1999:”Non son gli altri a ingannarci. Siamo noi che mentiamo a noi stessi”).
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