La libertà è un fatto dell’intelligenza:
ed è quella che dipende da questa,
non l’intelligenza dalla libertà.
Curzio Malaparte
Nato Kurt Erich Suckert, è stato un giornalista, drammaturgo, scrittore di racconti, romanziere e diplomatico italiano. Uno dei primi sostenitori del movimento fascista italiano, dal quale poi prese le distanze, e un prolifico giornalista. Malaparte si è presto affermato come un personaggio pubblico schietto.
Lo scrittore, drammaturgo e giornalista italo-tedesco Kurt Erich Suckert, meglio conosciuto sotto lo pseudonimo di Curzio Malaparte (che apprese essere il cognome originale di Napoleone Bonaparte), nasce a Prato e cresce da genitori adottivi. All’età di 13 anni Malaparte entra nel Collegio Cicognini. Studia a Roma e poi, nel 1918, iniziò la carriera di giornalista. A 16 anni si arruola e presta servizio durante la Prima Guerra Mondiale sul fronte francese, per poi essere trasferito nell’esercito italiano. Da giovane è un membro del partito fascista italiano e, successivamente, nel 1922, prende parte alla marcia su Roma. Guida la 94a sezione dei lanciafiamme e viene insignito della Croce di Francia per il suo coraggio. Tuttavia, in seguito, si rende conto di aver avuto torto nel sostenere il fascismo. Il suo manuale intitolato “Coup d’État: The Technique of Revolution” (1931) in cui Malaparte attacca sia Adolf Hitler che Mussolini, fa infuriare quest’ultimo. Per questo suo attacco al totalitarismo, viene arrestato e mandato al confino interno dal 1933 al 1938 nell’isola di Lipari. Questo libro è all’origine della sua caduta all’interno del Partito Nazionale Fascista. Fu comunque liberato grazie all’intervento personale di Mussolini.
Durante la Seconda Guerra mondiale, Malaparte lavora come corrispondente per il Corriere della Sera per gran parte del tempo sul fronte orientale, e questa esperienza gli fornisce le basi per i suoi due libri più famosi, “Kaputt” (1944) e “The Skin” (1949). Dopo la guerra si trasferisce a Parigi mentre le sue opinioni politiche si spostano sempre più a sinistra, abbracciando aspetti del comunismo e del maoismo. I suoi due romanzi sono ritratti precisi e agghiaccianti della guerra e della liberazione. Malaparte continua a scrivere, dedicandosi anche al teatro e al cinema. Inoltre, è anche autore delle commedie “Du côté de chez Proust” (recitato nel 1948), “Das Kapital” (recitato nel 1949), e “Anche le donne hanno perso la Guerra” (recitato nel 1954), nonché della sceneggiatura de “Il Cristo proibito” (1951). Nel 1956 è la volta del suo celebre romanzo “Maledetti toscani”, un libro impertinente che gioca con la struttura del diario di viaggio, dove Malaparte descrive la sua terra natale in cui i toscani sono sempre pronti a ridere. Attraverso lo sguardo ironico dell’autore, queste pagine di prosa minuziosamente curate caratterizzate da giochi di prestigio verbali, Malaparte esprime anche un’amarezza compensandole con battute. Un bell’esercizio di stile, in cui sono disseminati vari procedimenti comici, mentre Malaparte osserva questi “toscani” esercitando la sua ironia anche contro se stesso. Si tratta dell’ultimo lavoro pubblicato prima della sua morte, frutto altresì di una lunga ed elaborata riflessione maturata nei vent’anni precedenti. Malaparte si converte al cattolicesimo sul letto di morte e muore di cancro ai polmoni a Roma.
In cover: Curzio Malaparte.
L’immagine è stata adattata, l’originale si trova qui
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