"La società di massa non vuole la cultura ma gli svaghi." Hannah Arendt

OGGI nasceva Hannah ARENDT, filosofa, teorica politica ebrea americana di origine tedesca, nota soprattutto per i suoi scritti sul totalitarismo

Fino alla sua morte, il lavoro di Hannah Arendt era tornato più volte sulle questioni fondamentali della responsabilità personale per le attività politiche negli stati totalitari…
 

La società di massa non vuole la cultura ma gli svaghi.
Hannah Arendt

La filosofa politica americana di origine tedesca, Hannah Arendt, nasce da una ricca famiglia ebrea a Linden, vicino ad Hannover, nel 1906, ma cresce a a Königsberg. Inizia a studiare filosofia e teologia nel 1924 all’Università di Marburgo con luminari come Martin Heidegger ed Edmund Husserl. Nello stesso anno la diciottenne Arendt si iscrive ad un corso tenuto da Heidegger, che all’epoca aveva trentacinque anni, era sposato e padre di due figli e con lui inizia una relazione. Nel 1928 ad Heidelberg si laurea con una dissertazione sul concetto di amore in Sant’Agostino, sotto la supervisione del filosofo esistenzialista Karl Jaspers. Nel 1933 la relazione con Heidegger termina, seppur temporaneamente, , più o meno quando il filosofo si unisce al partito nazista e viene nominato rettore dell’Università Albert-Ludwigs di Friburgo. Nello stesso anno Arendt scrive ad Heidegger accusandolo di atti antiebraici nel campus; questa lettera rimane la loro ultima corrispondenza fino alla Seconda Guerra Mondiale, quando si riconciliano e riprendono un’amicizia. Il suo lavoro accademico, che ha continuato a Berlino, viene bruscamente interrotto quando i nazionalsocialisti prendono il potere. Sebbene Hannah Arendt fosse particolarmente a rischio in quanto ebrea, aiuta i rifugiati e le vittime di persecuzione a sfuggire al terrore che si è immediatamente instaurato e sostiene l’Organizzazione Sionista Tedesca. Brevemente imprigionata dalla Gestapo nel luglio 1933, Arendt fugge dalla Germania per Parigi poco dopo, passando per Praga, Genova e Ginevra. A Parigi, si unisce all’Organizzazione Sionista mondiale e, in quanto segretaria generale di Youth Aliyah in Francia, trova la possibilità di far emigrare dei bambini ebrei in Palestina. Nel 1940 sposa il giornalista Heinrich Blücher, membro dell’opposizione KPD messa al bando, che aveva lasciato la Germania nel 1934. Dopo lo scoppio della guerra, Arendt viene internata per diverse settimane al campo di Gurs. Scossa dalla morte del suo caro amico Walter Benjamin, riesce a lasciare la Francia per gli Stati Uniti nel maggio 1941, insieme al marito e alla madre.

Hannah Arendt fugge in America nel 1941, poco prima dell’occupazione nazista della Francia. A New York, scrive regolarmente delle rubriche per il giornale degli emigranti ebrei tedeschi Aufbau, lavorando anche per la Conferenza sulle relazioni ebraiche dal 1944 in poi. In America ricopre una serie di incarichi: direttore di ricerca della Conference on Jewish Relations (1944-1946); caporedattore di Schocken Books (1946-1948); e direttore esecutivo di Jewish Cultural Reconstruction (1949-1952). Nel 1963 riceve un incarico accademico presso l’Università di Chicago (1963-1967); in seguito insegna alla New School for Social Research. Poco prima della fine della guerra, Hannah Arendt inizia a lavorare al suo libro “The Origins of Totalitarianism”, che avrà un’influenza enorme fin dopo la sua pubblicazione nel 1951. I tre volumi (1951; 1958; 1966) di tale opera trattano di antisemitismo, imperialismo e dei sistemi terroristici della Germania nazista e del comunismo sovietico. Sostiene che il totalitarismo, come fenomeno particolarmente del ventesimo secolo, nasce dal vuoto lasciato dall’avvizzimento dello stato-nazione tradizionale, un avvizzimento che non si manifesta nel sistema-mondo imperiale. L’opera di Arendt è caratterizzata non solo dalla sua critica implacabile alla Germania nazista, ma anche da una critica agli ebrei europei, che, sostiene, fossero stati complici della loro persecuzione, un argomento che affronta nel suo controverso “Eichmann in Jerusalem: A Report on the Banality of Evil” (1961), in cui riferisce sul processo ad Adolf Eichmann come criminale di guerra. Il libro suscita notevoli controversie, in primo luogo perché ritrae Eichmann, non come un mostro fuori dal comune, ma semplicemente come un burocrate opportunista le cui attività quotidiane includevano il rastrellamento degli ebrei per lo sterminio, ed in secondo luogo perché conclude che gli ebrei d’Europa alla fine “si sono venduti”. In quest’opera conia la famosa frase “la banalità del male”. Tra i suoi altri titoli figurano i più noti: “The Human Condition” (1958), “On Revolution” (1963; 1965), “On Violence” (1970).

La Arendt era rimasta negli Stati Uniti dopo il 1945, insegnando filosofia politica come professoressa in varie università. Fino alla sua morte, avvenuta nel dicembre 1975, il suo lavoro era tornato più volte sulle questioni fondamentali della responsabilità personale per le attività politiche negli stati totalitari, sullo sfondo della sua esperienza della dittatura nazista e dell’esilio.

In cover: Hannah Arendt. L’immagine è stata adattata, l’originale si trova qui

0 comments on “OGGI nasceva Hannah ARENDT, filosofa, teorica politica ebrea americana di origine tedesca, nota soprattutto per i suoi scritti sul totalitarismoAdd yours →

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.