Abbiamo parlato in precedenza:
- nel primo articolo abbiamo parlato della comparsa del SELFIE fino alla sua diffusione con gli Smartphone che ha facilitato l’avvenire dell’uso e la moda di farsi un autoscatto/autoritratto; ed essendo una moda così diffusa nel 2013 l’Oxford Dictionaries l’ha dichiarata parola dell’anno in più di un continente.
- nel secondo articolo abbiamo cercato di definire e analizzare il tipo di persone che realizzano i SELFIE.
KILLFIE = kill + selfie
Le statistiche sulle morti da selfie riportano dati allarmanti di un continuo aumento.
Premessa
In quest’ultima tappa riguardante i SELFIE, vogliamo attirare l’attenzione e far riflettere la maggior parte delle persone che ci leggeranno, sul comportamento più estremo dell’essere umano e fino a dove ci si sta spingendo attraverso l’uso di questa pratica.
Dalle ricerche che ho potuto svolgere in rete, pur non essendoci molto materiale a disposizione, i dati sono veramente allarmanti e le statistiche stanno aumentando a vista d’occhio: il fenomeno è in crescita in tutto il mondo e l’India detiene il record negativo di questa macabra classifica.
Ormai è stato dato anche un nome (un neologismo che si è creato tra il termine kill e selfie) chiamato «killfie»: i selfie che uccidono.
Un modo di sfidare la sorte che ha provocato decine di vittime negli ultimi anni, da quando «immortalarsi» con lo smartphone in una situazione di pericolo è diventata una moda «virale», come si direbbe oggi.
CHIMICA del nostro CORPO/CERVELLO
Dobbiamo sapere, senza addentrarci in dettagli di tipo scientifico (eventualmente potremo affrontarlo più avanti), che in condizioni di pericolo, nel nostro corpo e cervello si attivano dei meccanismi particolari che producono diverse sostanze responsabili della nostra felicità, alcune delle quali sono: la Dopamina, la Serotonina e le Endorfine.
La Dopamina ci spinge ad agire verso obiettivi, desideri e bisogni e dà un impulso nel rafforzare il piacere quando realizziamo tali risultati, sembra promuovere la motivazione personale, l’attività, ma quando è eccessiva può spingere l’individuo a cercare situazioni rischiose.
La Serotonina scorre quando ci sentiamo significativi per qualcuno o importanti, viene prodotta nei neuroni del tronco encefalico e serve per regolare i nostri stati d’animo. Stimola la passione d’amore, le relazioni sociali, i pensieri positivi, il contatto fisico, agendo come una droga euforizzante.
Le Endorfine, note anche come gli ormoni del piacere, molecole molto speciali che sono in grado di dare sensazioni che vanno dal piacere all’estasi e hanno come recettori specifici gli stessi della morfina e degli oppiacei, producono un effetto euforico, ansiolitico e analgesico. Da questo risulta comprensibile come molte persone siano alla ricerca di questo stato che può dare anche dipendenza.
Dopo diversi studi sulle endorfine, si è arrivati a capire che la sintesi di oppioidi endogeni aumenta con l’attività fisica. Pertanto, si può dire che c’è una stretta correlazione tra endorfine e sport. Ecco spiegato il perché della sensazione di benessere dopo l’attività sportiva. Come avviene anche negli sport più estremi la ricerca del pericolo, della sfida contro la morte.
Per questo molte persone sfidano costantemente la paura: una delle emozioni più forti e importanti che l’essere umano ha e che fa parte del nostro inconscio emotivo, che ci guida e condiziona i nostri comportamenti tramite la nostra amigdala (per chi volesse approfondire consiglio la lettura de “Il Cervello Emotivo” di Joseph Ledoux).
CONDIZIONAMENTI INCONSCIO COGNITIVO
“Le ILLUSIONI COGNITIVE sono più ostinate delle ILLUSIONI OTTICHE”.
“L’ILLUSIONE DI ABILITÀ, non è solo un’aberrazione individuale, ma è anche radicata nella cultura aziendale. Semplicemente, i dati che inficiano presupposti fondamentali, e che quindi minacciano la vita e l’autostima delle persone, non sono percepiti.”
Daniel Kahneman, “Pensieri Lenti e Veloci”
Ci hanno sempre insegnato che l’uomo può prendere decisioni in maniera razionale e tenendo a freno l’istinto e le emozioni ed essere obiettivi. Invece non è così e Daniel Kahneman (Premio Nobel per l’economia nel 2002), con il contributo del suo amico Tversky, ci hanno spiegato quanto sia ILLUSORIO questo stato mentale.
Siamo sempre esposti a condizionamenti consci e inconsci, che possono spesso generare errori sistematici definiti BIAS cognitivi.
PUNGOLI LETALI
Richard Thaler (Premio Nobel per l’economia 2017) e Cass Sunstein nel loro libro Nudge: La spinta gentile lo definiscono come “ogni aspetto nell’architettura delle scelte che altera il comportamento delle persone in modo prevedibile senza proibire la scelta di altre opzioni e senza cambiare in maniera significativa i loro incentivi economici. Per contare come un mero pungolo, l’intervento dovrebbe essere facile e poco costoso da evitare. I pungoli non sono ordini.”
Nel nostro caso dei SELFIE pericolosi ed eccessivi, provate ad immaginare un gruppo di amici che vi incitano e vi motivano a fare una certa azione, che può sembrare anche sul momento non pericolosa o azzardata. Questi sono pungoli, spinte gentili che in fase di incertezza vi stimolano a prendere una certa decisione.
SHAKERATE il TUTTO e tirate LE SOMME
A questo punto, possiamo affermare solo l’evidenza, in situazioni particolari con pungoli dovuti a:
- stimoli dalle regole della società (ad es: il modo di vestirsi, parlare, comportarsi, come fare un Selfie, etc.)
- stimoli dal luogo in cui ci troviamo
- stimoli sensoriali
- stimoli inibitori
- stimoli di persone vicine a noi
- stimoli del nostro vissuto in primis
- stimoli chimici del nostro corpo e cervello
- stimoli inconsci e consci
Se ci pensate bene, ci illudiamo di avere realmente il controllo delle nostre azioni.
“La scienza della mente ha illuminato un vasto panorama di pensiero inconscio: il 98% dell’attività mentale ha luogo senza che ne siamo consapevoli.”
(Lakoff cita il neuroscienziato Michael Gazzaniga)
Ovviamente ogni situazione va valutata in base all’impatto che ogni stimolo elencato in precedenza ha su ognuno di noi; per tale motivo non tutti potremmo reagire allo stesso modo, ma in situazioni di altissimo pericolo, solo in pochi magari riuscirebbero ad avere la meglio (considerando anche il fattore fortuna).
«KILLFIE», I SELFIE CHE UCCIDONO (kill e selfie)
Tra il marzo 2014 e il settembre 2016 la nuova mania ha provocato la morte di 76 indiani, nove pakistani, otto americani, sei russi, quattro filippini, altrettanti cinesi, tre spagnoli, due portoghesi e due turchi e tredici persone di altri Paesi.
Essere travolti da un treno in corsa non è l’unico modo di morire per un autoscatto. Il secondo «metodo» per rischiare la vita, e a volte perderla, è farlo dall’alto di un edificio, con la possibilità di precipitare e, come minimo, provocarsi gravi fratture. Forse questa è la causa più frequente di decessi «narcisistici». Ma la fantasia dei selfisti non finisce qui: si va dalla foto con bestie feroci che, spesso e volentieri, aggrediscono il soggetto del selfie, a quelle con un’arma puntata alla tempia, che potrebbe esplodere un colpo all’improvviso, o all’«abitudine» malsana ma molto diffusa di fotografarsi mentre si è alla guida dell’auto, in questo caso rischiando di provocare incidenti che coinvolgono anche altre persone. In ogni modo il risultato è tragico così il selfie diventa “killfie”, l’ultimo autoscatto della nostra vita.
Fonte www.cbsnews.com
Sul web si trova l’esempio di 10 persone che sono morte mentre facevano selfie.
Questi selfie sono incredibilmente potenti e strazianti. Sono stati presi poco prima della morte, il che ci fa capire quanto velocemente la vita possa cambiare. Sono vere, e dal momento che stiamo parlando delle vite di persone reali, non dare mai la vita per scontata e non fare mai un selfie mentre guidi o fai qualcos’altro!
Selfie che si sono conclusi nella tragedia dove i protagonisti hanno perso la vita:
- Xenia Ignatyeva: Ha scalato un ponte ferroviario di 28 metri per prendere un selfie e perso l’equilibrio. Quando cadde, afferrò fili ad alta tensione e fu fulminata.
- Oscar Otero Aguilar: prendendo un selfie con una pistola alla testa. La pistola era carica e andò via uccidendo Oscar.
- Courtney Sanford: Sanford, 32 anni, si è schiantato poco dopo aver fotografato se stessa ascoltando Pharrell’s Happy mentre guidava, facendola schiantare contro un camion in avvicinamento.
- Jenni Rivera: questa pop star messicana si è fatta un selfie con gli amici sul suo jet privato e l’ha postata online. Cinque minuti dopo, il planato si è schiantato.
- Gary Slock e sua madre: Gary Slock e sua madre che l’anno scorso hanno caricato questo selfie sul volo MH17 della Malaysian Airlines poco prima del decollo. e l’aereo è stato abbattuto sull’Ucraina nel luglio 2014.
- musicista Jadiel: selfie scattato da un famoso musicista reggaetón portoricano Jadiel, caricato su Instagram pochi istanti prima che si verificasse un fatale incidente motociclistico a New York nel maggio 2014
- Karen Hernández: River Selfie
- Collette Moreno e Ashley Theobald: due donne volevano fare un selfie mentre cantavano il karaoke nella loro auto. Le ragazze iraniane hanno smesso di guardare la strada per registrare questo video e si sono schiantati contro un’altra auto.
- Una coppia polacca in vacanza in Portogallo ha provato a fare un selfie sul ciglio di una scogliera il 10 agosto 2014, entrambi sono caduti e morti.
- Oscar Reyes: un adolescente che è morto dopo essere caduto dalla porta del bagno mentre cercava di scattare una foto per il Selfie Game.
Era nel bagno di sua madre il 3 gennaio 2015 verso le 2 del mattino quando cadde dalla porta e si ferì alla testa. È morto di emorragia.
L’India ha il più alto numero di morti per Selfie al mondo!
Secondo alcune ricerche, l’India ha avuto il più alto numero di decessi correlati ai selfie.
Uno studio ha rilevato che tra marzo 2014 e settembre 2016, il 60% di tutte le “morti da selfie”, in cui una persona muore mentre tenta di farsi una foto, si è verificata in India.
Secondo Me, Myself and My Killfie: Characterizing and Prevening Selfie Deaths, uno studio collaborativo condotto da ricercatori della Carnegie Mellon University e dell’Indraprastha Institute of Information Delhi, in tutto il mondo 127 persone sono morte e molte sono state ferite in un periodo di 29 mesi da marzo 2014 a settembre 2016 nel tentativo di fotografare se stessi in luoghi pericolosi o esotici.
Lo studio completo “Me, Myself and My Killfie” è visionabile su arxiv.org
“Fare clic su selfie è diventato un simbolo di autoespressione e spesso le persone ritraggono il loro lato avventuroso caricando autoscatti pazzi.
Ciò si è rivelato pericoloso”
ha detto lo studio, aggiungendo che la tendenza è diventata “talmente disastrosa che solo nel 2015 ci sono stati più morti a causa dei selfie rispetto agli attacchi di squali in tutto il mondo”.
I dati mostrano un aumento: oltre 73 persone sono morte mentre scattavano foto estreme di se stesse nei primi otto mesi del 2016, contro 39 nel 2015 e 15 nel 2014. La maggior parte dei decessi (76) si è verificata in India. Otto incidenti mortali si sono verificati negli Stati Uniti.
Fonte: www.independent.co.uk
Il tipo più comune di “killfie” coinvolge persone che cadono da edifici, montagne, scogliere o altre altezze estreme. Le foto relative all’acqua sono state il secondo scenario più pericoloso e in 24 incidenti hanno coinvolto più vite perse.
Ad esempio hanno contribuito a queste morti:
– i 10 giovani che, su una barca in un lago in India, hanno provato a fare un selfie e quando la barca si è inclinata sette di loro sono morti.
– stare in piedi sui binari del treno
– posare con armi da fuoco
– infine veicoli, elettricità e animali sono stati associati a decessi correlati a selfie.
Gli uomini rappresentavano tre morti su quattro, anche se le donne facevano più autoritratti. La maggior parte delle vittime aveva 24 anni o meno.
I ricercatori hanno affrontato l’importanza di sviluppare misure preventive per ridurre il rischio futuro.
Secondo il rapporto, un aiuto agli utenti che avverta del pericolo (o addirittura disabiliti temporaneamente la funzione selfie dello smartphone) quando questi si preparano a scattare la foto, può venire da tecnologie come la codifica del testo, delle immagini e della posizione che, assieme, possono identificare la situazione di pericolo.
Anche le campagne educative e i programmi di politica pubblica sono considerati modi efficaci per aiutare le persone a riconoscere comportamenti pericolosi, come stabilire zone non-selfie in aree dove la minaccia è alta. Ad esempio, la polizia di Mumbai, ha osservato il rapporto, ha recentemente classificato 16 zone in tutta la città come “no-selfie-zone”.
“Con la crescente tendenza dei selfie pericolosi, diventa importante diffondere la consapevolezza dei pericoli intrinseci associati alle persone che rischiano la vita semplicemente per il riconoscimento in un forum virtuale”, afferma il rapporto. “Questo lavoro è un piccolo contributo per rendere il mondo più sicuro, rendendo le persone consapevoli.”
Vorrei riportare un link di WIKIPEDIA sulle morti da Selfie, tutti sappiamo che l’attendibilità non è al 100%, però non mi soffermerei al contenuto ma sull’elenco dei morti da Selfie riportate ad oggi e la descrizione di cosa stessero facendo quando hanno perso la vita o si sono ferite.
Sappiamo dalla ricerca precedente, che le morti da Selfie sono molto di più di quanto riporta Wikipedia tra il periodo di marzo 2014 e settembre 2016, e questo fa pensare molto sul periodo successivo, riguardo all’aumento dei numeri.
Scarica il pdf tradotto.
Le persone MORTE ad oggi, dovute alla ricerca ossessiva di un selfie “spettacolare” di cui potersi vantare con gli amici, dovute al desiderio di aumentare i propri follower e ottenere più mi piace possibili (una visione di scenari futuribili, conseguenti a questo sistema innescatosi, la potete avere guardando Black Mirror S3 E1), sono aumentate drasticamente e in maniera preoccupante!
Viste le varie morti che ci sono state, con lo scopo di attirare attenzione e raccogliere MI PIACE e visibilità sul web, anche in altri casi e non solo per SELFIE, avrei coniato la seguente parola “KILLIKE”: persone che perdono la propria vita o causano la morte di altre persone per l’unico scopo di raccogliere visibilità, consensi, mi piace e follower, dalla società e dalle persone amiche e sconosciute.
Molti stati come l’INDIA, la RUSSIA, gli USA, stanno prendendo misure di sicurezza e stanno investendo sulla prevenzione con volantini, cartelli di pericolo sui luoghi, formazione nelle scuole.
Software o APP trattati nella ricerca “Me, Myself and My Killfie: Characterizing and Prevening Selfie Deaths” possono essere di aiuto, speriamo siano sviluppati quanto prima e disponibili per tutti.
Spero che questo articolo possa far soffermare a riflettere, a cercare di limitare il pericolo laddove venga riconosciuto e a sensibilizzare tutti coloro che mettono ogni giorno la loro vita in pericolo come anche quella di altre persone
Stefano Migliorati
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