Dalla Metafora Concettuale alla Metafora Multimodale: TEORIE DELLE METAFORE
Vedi le altre parti dell’articolo sulle metafore di Carmen Cini “Dalla metafora concettuale alla metafora multimodale:”
[…] un’informazione risulterà tanto più pertinente quanto più genererà nell’ambiente cognitivo di un individuo una serie di effetti cognitivi, vale a dire un mutamento nella sua rappresentazione del mondo esterno. Allo stesso tempo, un’informazione risulterà tanto meno pertinente quanto più sforzo cognitivo richiederà per essere elaborata. In questo modo, la nozione di pertinenza risulta definita da due fattori principali: da un lato, gli effetti cognitivi (tanti più effetti, tanto maggiore la pertinenza) e, dall’altro, gli sforzi cognitivi (tanto maggiore lo sforzo, tanto minore la pertinenza).
(Pisanty & Zijno, Semiotica, 2009, p. 228)
La Teoria della Pertinenza (o Rilevanza) di Sperber e Wilson (1995) afferma che la comprensione umana segue due fasi:
- Seguendo un percorso di minimo sforzo, verifica le ipotesi interpretative (ambiguazioni, risoluzioni di riferimento, arricchimenti, implicazioni) in ordine di accessibilità;
- Si arresta quando l’interpretazione soddisfa le aspettative attuali di rilevanza.
La comprensione normalmente non inizia in un vuoto comunicativo, ma si svolge in un contesto di espressioni precedenti la cui interpretazione (memorizzata nella memoria a breve termine) funziona come un pre-motivo per cui vengono elaborate nuove informazioni. La Linguistica Cognitiva ha inoltre attirato l’attenzione sul ruolo del contesto per la corretta comprensione di metafore. Ad esempio, secondo la Teoria della Metafora Concettuale, le metafore possono essere attivate come parte della comprensione del contesto da parte dell’ascoltatore, e questa volontà può rendere più semplice l’interpretazione delle metafore nelle fasi successive del discorso. D’altra parte, la teoria della metafora concettuale offre un ambito più ampio di quella che può essere considerata una metafora visiva.
La Teoria della Fusione Concettuale
Allo stesso modo, la Teoria della Fusione Concettuale sottolinea il ruolo del contesto nella comprensione della metafora: dal momento che l’attività cognitiva media la relazione tra parole e mondo, lo studio del significato è lo studio di come le parole nascono nel contesto dell’attività umana e di come esse sono abitualmente in grado di evocare rappresentazioni mentali. Questo contesto “cumulativo” di sfondo nel contesto delle espressioni precedenti è normalmente assente nell’elaborazione di metafore visive, che sono inseriti in discorsi mediatici come giornali, cartelloni pubblicitari o riviste, e quindi gli spettatori le interpretano da zero, senza questo “archivio di memoria a breve termine” facilmente disponibile di informazioni. Questo non significa che le metafore visive non richiedano a gran parte dello sfondo conoscenza per la loro soddisfacente interpretazione.
La Teoria della Pertinenza prevede due fasi ben definite durante l’interpretazione: una di decodifica e uno di inferenza.
La prima è responsabile del modulo linguistico della mente (Fodor 1983), che apprende una sequenza linguistica e cede una “forma logica decontestualizzata ma grammaticale” che deve essere arricchito per essere significativo. Al contrario, la Linguistica Cognitiva non osserva la modularità a favore di quella che viene chiamata “ipotesi della mente incarnata”, in cui “lo stesso meccanismo neurale usato nella percezione e il movimento corporeo gioca un ruolo in tutte le forme di concettualizzazione, inclusa la creazione di campi lessicali e ragionamenti astratti” come afferma Ruiz de Mendoza (2005). Ipotesi che Gibbs (1999) ha ulteriormente approfondito sostenendo che il ragionamento e la concettualizzazione sono incarnati, vale a dire che tutti i processi di pensiero umano derivano da interazioni sensore-motore con il mondo. Per la Teoria della Pertinenza, il linguaggio non codifica i pensieri, ma solo gli indizi che aiutano chi ascolta accedendo ai pensieri di chi parla, che sono spesso più complessi del significato letterale codificato dalle utenze.
In secondo luogo, e seguendo un criterio di ricerca della pertinenza, la mente dell’ascoltatore intraprende un processo inferenziale di reciproco adeguamento parallelo del contenuto esplicito, implicazioni e contesto (comprese le informazioni dell’enunciato precedente) fino a quando non viene raggiunta una soddisfacente interpretazione, a quel punto l’elaborazione si interrompe. Secondo Yus, nonostante le apparenti differenze (vedi El Refaie 2003), questo modello di interpretazione dell’enunciato è applicabile a una comprensione della metafora visiva e multimodale allo stesso modo della comprensione di una metafora verbale. Come indicato sopra, c’è sempre un gap d’informazione maggiore o minore tra ciò che dice il parlante (che è codificato) e ciò che il parlante intende comunicare attraverso l’enunciato. Questa attività comporta spesso un aggiustamento delle informazioni concettuali codificate, ovvero un’interpretazione che coinvolge la creazione di concetti ad hoc durante l’interpretazione (vedi Carston2002; Pilkington 2000). Dal momento che memorizziamo molti più concetti nella nostra mente rispetto alle parole per codificarle, inevitabilmente c’è una quantità maggiore o minore di adeguamento dei concetti codificati necessari per comprendere l’interpretazione destinata. Questo è applicabile a quasi tutti i concetti, non solo relativo all’adeguamento dei concetti relativi alla comprensione della metafora.
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