Noi chiamiamo pomposamente virtù
tutte quelle azioni che giovano alla sicurezza di chi comanda
e alla paura di chi serve.
Ugo Foscolo
L’autore italiano Ugo Foscolo è stato un poeta, critico e drammaturgo oltre che un patriota. Il suo temperamento romantico e la sua vita avvincente caratterizzarono il suo ruolo di figura chiave di transizione nella storia letteraria italiana.
Niccolò Foscolo nasce il 6 febbraio 1778 sull’isola greca di Zante, allora parte della repubblica di Venezia, ma presto adotta lo pseudonimo di Ugo. Suo padre Andrea Foscolo è un povero nobile veneziano mentre sua madre Diamantina Spathis è greca. Suo padre lavora come medico a Spalato e quando nel 1788 questi muore la famiglia si trasferisce a Venezia. Il giovane Foscolo entra all’Università di Padova, dove il suo insegnante, l’abate Melchiorre Cesarotti, influenza il suo sviluppo letterario. Colto in filosofia, classici e letteratura italiana, nel 1792 a Venezia, viene subito coinvolto nella lotta per l’indipendenza. É attivo nei comitati politici e favorevole alla sostituzione della repubblica veneziana con una nuova repubblica libera. Nel 1797 la Repubblica di Venezia si scioglie, ma viene divisa tra francesi e austriaci. Reagisce a questo nel suo romanzo “Le ultime lettere di Jacopo Ortis” (1798). Dopo aver scritto “Ode a Bonaparte il Liberatore” (1797), Foscolo inizia una vita di esilio, durante la quale combatte contro l’Austria, prima a Venezia, poi in Romagna, a Genova, e anche in Francia (1804-1806). Si trasferisce a Milano, dove fa amicizia con il poeta Giuseppe Parini. Si offre volontario nell’esercito francese e viene ferito. Serve sotto il Massena durante la difesa di Genova nel 1800 e, quando la città si arrende, segue il generale in fuga.
Nel 1804 si reca in Francia per motivi militari e lì intrattiene diverse relazioni amorose, inclusa quella con Fanny Emerytt con la quale ha una figlia, Floriana. Dopo due anni torna in Italia. Nel 1807 scrive il suo poema più noto “Dei Sepolcri”. In concomitanza con le sue imprese militari, Foscolo dona espressione letteraria alle sue aspirazioni ideologiche e alle numerose esperienze amorose di questi anni in odi, sonetti, commedie, etc. Nel 1809 diviene professore di cattedra di Eloquenza Italiana all’Università di Pavia. Ma la sua conferenza inaugurale contribuisce all’abolizione da parte di Napoleone di questa cattedra a livello nazionale in tutte le università italiane.
Nel 1811 va in scena a Milano la sua tragedia “Aiace” (1811), ma gli elementi antifrancesi lo costringono a trasferirsi a Firenze. Lì termina la traduzione del “Viaggio sentimentale” di Laurence Sterne e scrive la sua tragedia “Ricciarda”. Nel 1813 torna a Milano. Lavora anche assiduamente a “Le Grazie”; pur non avendo mai una forma definitiva, questi inni frammentari, caratterizzati da una delicata sensibilità musicale e plastica, rappresentano la migliore lirica del poeta. Nel 1815 Foscolo si rifugia a Zurigo, dove ripubblica “Le ultime lettere di Jacopo Ortis” e compone diverse opere contro gli italiani ricettivi all’occupazione straniera. L’anno successivo Foscolo si reca a Londra, dove scrive saggi critici, rielabora “Le ultime lettere di Jacopo Ortis” e “Le Grazie”, e partecipa attivamente alla società letteraria britannica. Lì è molto rispettato per la sua reputazione politica e letteraria. Scrive in italiano su Dante e Boccaccio e in inglese su Petrarca. I suoi scritti gli procurano un discreto reddito così inizia a costruire una villa. Tuttavia, nonostante il sostegno finanziario della figlia Floriana, le troppe spese non lo aiutano a sfuggire alla prigione del debitore. La sua reputazione viene purtroppo danneggiata e così si ritira a Turnham Green vicino a Londra dove va a vivere con sua figlia Floriana.
Lì il poeta vi muore il 10 settembre nel 1827 e viene sepolto nel cimitero di San Nicola a Chiswick. Nel 1871 le sue spoglie verranno poi riesumate e riseppellite nella chiesa di Santa Croce a Firenze. Questo trasferimento delle sue spoglie a Santa Croce a Firenze conferirà a Foscolo un meritato posto tra gli altri grandi italiani ivi sepolti.
“Le ultime lettere di Jacopo Ortis” e il carme “Dei Sepolcri” esemplificano al meglio i grandi temi delle opere di Foscolo: la ricerca della gloria, la bellezza che restituisce serenità alla vita turbolenta dell’uomo, l’esilio patriottico e la conseguente perdita della libertà, come il valore ispiratore delle tombe di uomini illustri. Le ultime versioni del “Le ultime lettere di Jacopo Ortis” ritraggono la vita di Jacopo, cacciato dalla sua casa veneziana dall’occupazione straniera. Deluso dall’amore non realizzato e confortato solo dalla vista delle tombe dedicate ai grandi italiani, Jacopo si suicida, ponendo così fine alla sua lotta solitaria contro la tirannia e l’ipocrisia. Mentre il carme “Dei Sepolcri”, scritto dopo che Napoleone aveva proibito i monumenti funebri, è anche fortemente autobiografico e didascalico. Animato da ricche immagini e linguaggio lirico, sottolinea anche il valore ispiratore delle tombe e il dolore dell’esilio.
La vitalità e l’instancabile ricerca di libertà di Foscolo spiegano la sua immensa popolarità durante le successive lotte italiane per l’unificazione e l’indipendenza.
In cover: Ugo Foscolo. L’immagine è stata adattata, l’originale si trova qui: www.oexplorador.com.br
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