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Umberto Eco
Umberto Eco è stato uno scrittore, critico letterario, saggista, filosofo e semiologo italiano. È famoso per il suo stile di scrittura unico che combina semiotica nella narrativa, studi medievali, analisi biblica e teoria letteraria. È autore di numerosi best-seller e le sue opere hanno venduto milioni di copie in tutto il mondo. Prima di diventare un romanziere di successo, la sua reputazione si basava sui suoi scritti accademici sul linguaggio e sulla semiotica (lo studio dei simboli).
Umberto Eco nasce ad Alessandria il 5 gennaio 1932. Studia filosofia presso l’Università di Torino, con L. Pareyson. La sua tesi, dal titolo “Il problema estetico in San Tommaso” (1956), e il suo interesse per la filosofia di San Tommaso d’Aquino e la cultura medievale diventerà più o meno presente in tutta la sua opera. Critico, filosofo e storico italiano specializzato in storia medievale, durante gli anni ’60 insegna in diverse università italiane e scrive saggi per la rivista d’avanguardia Il Verri. Negli anni ’70 diventa professore presso l’Università di Bologna e si fa conoscere con rubriche, saggi e libri come “A Theory of Semiotics” (1976). Dal 1971 insegna all’Università di Bologna, dove è titolare della Cattedra di Semiotica.
Nell’ampia produzione dell’autore si possono definire due assunti chiave: primo, la convinzione che ogni concetto filosofico, ogni espressione artistica e ogni manifestazione culturale, di qualsivoglia natura, debbano essere collocati nel suo ambito storico; e, in secondo luogo, la necessità di un metodo di analisi unico, basato sulla teoria semiotica, che consenta di interpretare qualsiasi fenomeno culturale come un atto di comunicazione governato da codici e, quindi, al di fuori di ogni interpretazione idealistica o metafisica.
Tenendo conto di questo approccio, è possibile comprendere il motivo della varietà di aspetti analizzati da Umberto Eco, che vanno dalla produzione artistica d’avanguardia, come in “Opera aperta” (1962), alla cultura di massa, come in “Apocalittici e integrati” (1964) o in “Il superuomo di massa” (1976). Alla sistematizzazione della teoria semiotica dedicò soprattutto il “Trattato di Semiotica generale” (1975), pubblicato quasi contemporaneamente negli Stati Uniti con il titolo di “A Theory of Semiotics”, opera in cui l’autore elabora una teoria dei codici e una tipologia dei modi di produzione dei segni.
Negli anni del massimo splendore dello strutturalismo, Umberto Eco scrive, di fronte a una concezione ontologica della struttura dei fenomeni naturali e culturali, “La struttura assente (1968), che troverà la sua ottimale continuazione in “Lector in fabula” (1979). In quest’ultima opera, infatti, si afferma che la comprensione e l’analisi di un testo dipendono dalla cooperazione interpretativa tra autore e lettore, e non dalla predisposizione e determinazione di strutture sottostanti, fissate una volta per tutte.
Semiologo e scrittore italiano, più conosciuto per il suo popolare romanzo del 1980, “Il nome della rosa”, un mistero storico che combina la semiotica nella finzione con l’analisi biblica, gli studi medievali e la teoria letteraria: una fitta storia che si svolge in un’abbazia medievale italiana e dove, con una struttura simile a quella dei romanzi polizieschi, il protagonista, un frate inglese di nome Guglielmo di Baskerville, indaga su una serie di omicidi e arriva a scoprirne l’autore e I motivi di tali gesti. Questo lungo racconto, scritto sotto il patrocinio di Jorge Luis Borges (diventato il bibliotecario cieco della narrazione), è un brillante pastiche di varie forme letterarie: il giallo, il genere storico, l’imitazione di stili medievali o umoristici del fumetto. contemporaneo. Gran parte del successo dell’opera, divenuta un best-seller europeo, risiede nella perfezione della scrittura, che mescola sapientemente le citazioni con i materiali originali, dando forma a un paradossale catalogo della postmodernità, in cui ogni creazione nasce dalla sensazione, secondo Eco, che “tutto sia già stato detto e scritto”.
Umberto Eco ha continuato a insegnare e a scrivere, pubblicando libri di saggistica come “Semiotica e filosofia del linguaggio” (1984) in cui riprende, discute e modifica alcuni concetti fondamentali del “Trattato di Semiotica generale” attraverso una serie di articoli scritti per l’Enciclopedia Einaudi. Il concetto di segno, in particolare, abbandonando il proprio modello “dizionario” per un modello “enciclopedico”, non appare più come il risultato di un’equivalenza fissa, stabilita dal codice, tra espressione e contenuto, ma il frutto di un’inferenza, cioè, della dinamica della semiosi.
A queste opere teoriche si aggiungono i volumi in cui Umberto Eco ha raccolto scritti indiziari e articoli di attualità, come “Diario mínimo” (1963), che contiene i noti “Elogio di Franti” e “Fenomenologia di Mike Bongiorno”; “Il costume di casa” (1973); “Dalla periferia dell’impero” (1976) e “Sette anni di desiderio” (1983) e romanzi popolari come “Il pendolo di Foucault” (1988) e “Baudolino” (2000).
Ne “Il pendolo di Foucault” (1988), secondo racconto dell’autore, ha cercato di ricreare la tradizione ermetica, occulta e massonica come metafora dell’irrazionalità sopravvissuta nei movimenti terroristici contemporanei e nelle mafie economiche. Anche se tradotto e venduto in tutto il mondo, non ha goduto del favore di critica e lettori, né “L’isola dell’altro ieri” (1994) o i romanzi successivi hanno suscitato giudizi così favorevoli. Eco ha scritto in modo prolifico per tutta la vita, con la sua produzione che comprende libri per bambini, traduzioni dal francese e dall’inglese, oltre a una rubrica bimestrale “La Bustina di Minerva” sulla rivista L’Espresso a partire dal 1985, con la sua ultima colonna (una valutazione critica dei dipinti romantici di Francesco Hayez). Nel maggio 2000 gli viene conferito il Premio Principe delle Asturie. Durante la sua carriera di professore universitario ha ricevuto decine di lauree honoris causa da numerose prestigiose università europee e americane. Al momento della sua morte, è professore emerito dell’Università di Bologna, ateneo in cui ha insegnato per gran parte della sua vita. Nel XXI secolo, ha continuato a ottenere riconoscimenti per il suo saggio del 1995 “Ur-Fascism”, in cui Eco elenca quattordici proprietà generali dell’ideologia fascista.
In cover: Umberto Eco L’immagine è stata adattata, l’originale si trova qui: www.npcmagazine.it
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