PREMESSA
Spesso sentirete parlare di NeuroMarketing e con il tempo andrà sempre più ad aumentare, creando illusioni e confusione sulle sue applicazioni e su come possa essere usato e come invece dovrebbe essere impiegato.
Bisogna stare molto attenti:
- Questo fa gioco a molte aziende per vendere un servizio (il NeuroMarketing) a loro piacimento, sempreché sul mercato le aziende non conoscano le possibili applicazioni del NeuroMarketing; raramente le aziende che offrono questi servizi realmente riescono a spiegare i suoi vantaggi e i suoi limiti, creando false illusioni e creando aspettative diverse da quelle che i clienti possono attendersi.
- La minore consapevolezza da parte dei clienti (aziende fruitrici del NeuroMarketing) espone al pericolo di una maggior manipolazione a proprio vantaggio del cliente da parte del “consulente” (venditore).
- Con il tempo c’è il rischio che il termine del NeuroMarketing venga impiegato e proposto in maniera errata, cosicché un uso abusato del termine potrebbe portare ad una tale confusione sul mercato (come del resto è avvenuto con altri termini in altri settori) da far perdere al cliente credibilità!
- Così come sorgeranno anche aziende, che useranno il NeuroMarketing solo per un ritorno di immagine, il cui unico scopo sarà solo quello di vendere e non di aiutare le aziende a raggiungere un obiettivo e aiutarle a crescere!
ESEMPI
Tramite il Neuromarketing (come abbiamo detto in precedenza):
- Possiamo rilevare quei cambiamenti biofisici di una persona, ma non è possibile ad oggi capire le reali scelte motivazionali più profonde di una decisione (es: quella di acquisto, etc.) conscia e inconscia, se non tramite l’applicazione di altre metodiche integrative.
- Alcuni dati biofisici, possono essere pilotati dall’esterno (da scelte di vario tipo, sia tecnologiche, umane, sociali, interpretative e di luogo, consce e inconsce) e far credere al cliente (l’azienda che ha richiesto il servizio) che il consumatore pensi e che voglia quella determinata cosa, mentre realmente non è così (creando dei bias).
Pensate al cosiddetto “poligrafo” (o macchina della verità) e anche ad alcuni esempi che vengono riportati nella nota fiction “Lie To Me”, i dati possono essere falsati da interferenze esterne che possono essere volontarie o involontarie.
Per questo le analisi di NeuroMarketing dovrebbero essere fatte da specialisti del settore e cercare di seguire un percorso che possa evitare la manipolazione o contaminazione delle informazioni raccolte, cosa che spesso avviene per “induzione di risposta”:
ANALISI PRELIMINARE: l’individuazione della location in cui svolgere i test, la scelta delle campione, la selezione e la modalità comunicative delle domande del test sono cruciali al fine dei risultati. Evitare di condizionare e pilotare i comportamento dei soggetti sottoposti ai test sfruttando effetti come il priming, l’alone, etc.
Esempio 1: se ad un parlo o mostro immagini che fanno riferimento a un brand specifico, sicuramente sarà condizionato nel suo comportamento successivo e quindi otterrò informazioni superficiali e non profonde/reali (che è quello che l’azienda vuole, altrimenti non servirebbe a niente).
Esempio 2: se l’ufficio marketing di un’azienda, fa visionare la progettazione 4/5 marchi a dei potenziali consumatori (che sanno ovviamente chi è il cliente), corre il rischio di “pilotare” i risultati e a usare in maniera inappropriata il NeuroMarketing. Per evitare ciò bisognerebbe, prima del concepimento delle idee, svolgere un’analisi-una ricerca di mercato prima, usando anche il NeuroMarketing e non viceversa! Ottimizzando così l’investimento dell’azienda in tal modo che i risultati che l’azienda potrebbe ottenere sarebbero un marchio che rappresenterebbe realmente se stessa agli occhi del consumatore finale.
Persone da coinvolgere: esperti di Linguistica Cognitiva, Neuroscienze Cognitive, Psicoterapie Brevi, Comportamento non Verbale, Economia Comportamentale, etc
TECNICO INTERPRETATIVO: settaggio e applicazione degli strumenti, analisi del materiale scientifico ottenuto.
Persone da coinvolgere: tecnico, esperto di neuroscienze.
ANALISI DELLE INFORMAZIONI: analizzare le informazioni ottenute, cercando di andare a capire quali dati utilizzare e che risultano significativi ai fini della ricerca, pretendendo il ricorso ad altre metodiche (vedere NeuroConsulenza/NeuroAnalisi). Altrimenti potremmo ottenere risultati parziali o non idonei, e non andremo a capire realmente cosa il consumatore pensi e provi e quindi sarebbe un investimento non utile all’azienda.
Esempio: nel caso in cui l’attenzione di un consumatore dovesse essere attivata da stimoli visivi (es: un colore, un immagine), olfattivi, o uditivi, etc. che indubbiamente andrebbero a innescare dei meccanismi inconsci evocativi del proprio vissuto (attivando così emozioni nascoste consce e inconsce allo stesso consumatore), queste reazioni biofisiche potrebbero alterare o contaminare i risultati ottenuti con gli strumenti di NeuroMarketing portando ad avere dati falsi e non reali (non conducibili alle reazioni che ci aspettiamo, ma condizionati dal vissuto di ogni singolo individuo che è “unico”).
Persone da coinvolgere: esperti di Linguistica Cognitiva, Neuroscienze Cognitive, Psicoterapie Brevi, Comportamento non Verbale, Economia Comportamentale. - Analizzare i dati finali con la consapevolezza dei LIMITI del NeuroMarketing è fondamentale per fornire al cliente dati e risultati di analisi reali, meno contaminati e prodotti da bias. In questo modo l’azienda potrebbe davvero sfruttare realmente e pienamente l’opportunità d’investimento sul NeuroMarketing, consentendo una crescita e il raggiungimento degli obiettivi prefissati da entrambe le realtà coinvolte nel lavoro (azienda cliente e agenzia).